Il logo AS Roma, simbolo indiscusso dell’omonima Associazione Sportiva, è un emblema che ha attraversato quasi un secolo di storia, mantenendo elementi iconici come la lupa e la caratteristica forma dello scudo.
Questi elementi sono rimasti costanti nel tempo, rappresentando l'identità di una delle squadre di calcio più amate d'Italia e della città che essa incarna.
Ma qual è la storia dietro il suo logo? Scopriamo insieme le tappe fondamentali di questa evoluzione.
La storia del logo della Roma inizia nel giugno del 1927, quando viene fondata l’Associazione Sportiva dalla fusione di tre storiche società calcistiche: Alba Roma, Roman Football Club e Fortitudo Pro-Roma.
Il primo logo Roma racchiudeva elementi distintivi di queste tre società, con la lupa capitolina al centro, accompagnata dal monogramma "ASR" in basso, il tutto racchiuso all’interno di uno scudo triangolare.
Questo stemma, che riecheggia fortemente quello attuale, ha resistito fino agli anni '70, senza però comparire sulle maglie della squadra.
Nel 1941-42, la squadra vinse il suo primo scudetto e per la prima volta sulla maglia compare un logo diverso da quello originale. Lo scudo si trasforma in una forma sferica al cui interno c'è solo l'acronimo “ASR”.
La Roma ha iniziato tardi ad utilizzare il logo sulle maglie, giocando per tanti anni con una maglia completamente pulita, senza stemma, principalmente a causa di questioni legali legate all'uso della lupa capitolina, simbolo ufficiale del Comune di Roma.
Per superare questo ostacolo, nel 1978 venne introdotto un nuovo logo AS Roma, noto con il nome di "lupacchiotto". Questo stemma stilizzato e moderno, inserito in due cerchi concentrici giallo e rosso, divenne rapidamente un simbolo iconico per la squadra giallorossa, rappresentando un punto di svolta nella storia visiva del club.
Nel 1997, un importante accordo con il Comune di Roma permise all'AS Roma di riadottare la lupa capitolina nel proprio logo. Il nuovo logo AS Roma riprendeva così la forma dello scudo, con la lupa in nero, arricchita da un monogramma stilizzato in oro e da un fondo bordeaux.
Questa versione del logo della Roma segnò un ritorno alla tradizione e all'identità più profonda della squadra, rafforzando il legame con la città eterna.
Il logo AS Roma del 1997 ha subito alcune lievi modifiche nel corso degli anni 2000, come l'intensificazione dei colori e il miglioramento dei dettagli del lupo.
Tuttavia, la riprogettazione più significativa avvenne nel 2013, quando il logo della Roma fu reso più liscio e moderno: il monogramma fu sostituito dalla scritta "ROMA" in maiuscolo, accompagnata dalla data "1927", a sottolineare le radici storiche del club
Dal 2016 il logo raffigura la leggendaria statua del lupo con la scritta “ROMA” e la data 1927 in basso, mantenendo la suddivisione in campi gialli e rossi dello scudo originale.Il carattere sans-serif conserva un aspetto tradizionale.
I toni predominanti del logo, rosso imperiale e giallo dorato, trasmettono la maestosità e la possenza di una Roma che da sempre, è considerata La Città Eterna.
Una palette che ha trovato riscontro con i colori dello stemma ufficiale del Comune di Roma.
Sei interessato a conoscere la storia dei loghi più famosi? Leggi tutti gli articoli nel nostro blog: la Storia dei Loghi.
Nel mondo dello streetwear e dello skateboard, pochi nomi evocano lo stesso spirito ribelle e autentico di Vans.
Fondata nel lontano 1966, l'azienda ha saputo incanalare l'energia della cultura di strada creando non solo calzature, abiti e accessori ma una vera e propria icona di stile e libertà.
Al centro di questo marchio c'è il suo logo distintivo, un emblema che ha segnato profondamente la storia e la riconoscibilità del brand.
Scopriamo ora la storia del logo di Vans.
La storia del logo di Vans ha inizio nel cuore della California, quando due fratelli visionari, Paul e James Van Doren (da cui deriva il nome del brand), insieme ai soci Gordon Lee e Serge Delia, fondarono la "Van Doren Rubber Company ad Anaheim" il 16 marzo 1966.
Ma fu il figlio tredicenne di James Van Doren a segnare il debutto del primo logo di Vans che getterà le basi per le future versioni: il ragazzo realizzò uno stencil per skateboard, che successivamente venne applicato sulla sneaker "Style 95" ed infine usato come logo aziendale.
Il logo di Vans, con la sua iconica linea orizzontale sopra le lettere, rappresentava già all'epoca un simbolo di forza e stabilità.
Questo design distintivo della lettera "V" modificata a formare un tetto sulle altre lettere, divenne il pilastro dell'identità visiva del marchio.
Inoltre, a primo impatto ricorda graficamente la radice quadrata, operazione matematica legata al concetto di "potenza".
Negli anni '70, le Vans divennero rapidamente le scarpe preferite degli skater della California del sud, grazie alla loro solidità e aderenza al suolo.
Seppur il logo di Vans abbia subito alcune trasformazioni, ha sempre mantenuto intatta la sua essenza e il suo stile inconfondibile.
Nel 1976 fa il suo debutto il payoff “Off the Wall”, espressione coniata da Skip Engblom.
Un motto che deriva dal gergo dei pattinatori californiani che lo usavano per chiamare le acrobazie che eseguivano nelle piscine vuote. Acrobazie in grado di farli “volare in aria oltre i muri” che solcavano con i loro skate.
I designer decisero così di inserire il nuovo payoff all’interno del logo, ora costituito da uno skateboard simile al guscio di una tartaruga.
Il nuovo design del logo di Vans però veniva prevalentemente utilizzato sulle scarpe, mentre restava in uso il logotipo semplice e minimalista creato degli anni '60 per tutte le altre comunicazioni di brand.
Con il tempo il brand ha superato i confini dello skateboard, arrivando ad essere rappresentativo di tutti coloro che si identificano in uno stile di vita alternativo a quello socialmente dominante.
Nel 2016, i designer hanno rimosso lo skateboard dal vecchio design del logo e hanno lasciato solo il lettering unificato e simmetrico, a differenza della prima versione creata nel 1966.
Un'ulteriore evoluzione riguarda l'impiego del colore rosso, simbolo di energia e audacia, valori distintivi delle persone che scelgono di indossare i prodotti Vans.
Oggi il logo di Vans si erge come un'icona senza tempo, capace di evocare non solo uno stile di vita alternativo, ma una vera e propria filosofia di libertà e creatività. Il logo di Vans ha saputo adattarsi ai mutamenti del tempo pur mantenendo salda la sua essenza autentica.
Incarnando i valori di passione, energia e gioia il brand continua a essere un faro per una generazione di individui audaci e avventurosi, pronti a sfidare gli schemi e a vivere "Off the Wall".
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Chiunque utilizzi dispositivi mobili ha sicuramente avuto a che fare con diversi sistemi operativi. Uno dei più importanti è sicuramente Android.
Oggi vi racconteremo la storia e l’evoluzione del logo di Android, un semplice robottino diventato però ormai una vera e propria icona di progresso, avanguardia tecnologica e soprattutto di collaborazione.
Grazie al suo design semplice e al colore vivace, il logo è diventato riconoscibile in tutto il panorama tecnologico.
La storia di Android Inc. ha inizio nell'ottobre del 2003 a Palo Alto, in California, quando Andy Rubin, Rich Miner, Nick Sears e Chris White fondarono l'azienda con un obiettivo ambizioso: creare dispositivi cellulari più intuitivi, in grado di comprendere meglio le preferenze e la posizione dei loro utenti.
Inizialmente, l'attività dell'azienda fu avvolta nel mistero, dichiarando di focalizzarsi esclusivamente sulla produzione di software per dispositivi mobili.
Tuttavia, le difficoltà finanziarie costrinsero la squadra a cercare un sostegno esterno, e fu grazie a un finanziamento di $10.000 da parte di Steve Perlman, stretto amico di Rubin, che riuscirono a proseguire nello sviluppo dei loro progetti.
Due anni dopo, il 17 agosto 2005, Google acquisì l'azienda anticipando il proprio ingresso nel mercato della telefonia mobile. Questa mossa strategica aprì le porte a una nuova era, con il team di Rubin al lavoro per creare un sistema operativo per dispositivi mobili basato sul kernel Linux.
Il logo Android nasce nel 2007 da un'idea della graphic designer di Google, Irina Blok, incaricata di sviluppare l'identità visiva del software ancora in fase di sviluppo.
Inizialmente concepito solo per gli sviluppatori, il logo acquisì rapidamente popolarità anche tra gli utenti finali.
Blok e il suo team di progettazione miravano a creare un logo facilmente riconoscibile dai consumatori. Inoltre, l'indicazione principale era di includere un robot nel design.
Questo portò a incentrare le ricerche su giocattoli e film di fantascienza, ma la vera ispirazione derivò dai pittogrammi universalmente riconosciuti dell'uomo e della donna presenti nei simboli delle toilette.
Nacque così Bugdroid, un robot con il torso a forma di barattolo di latta e antenne sulla testa. Un’idea tanto semplice quanto efficace, che ha dato vita a uno dei loghi più riconoscibili al mondo.
Irina Blok presentò due diverse proposte cromatiche a Google: una più vivace, con il classico verde chiaro dell'androide e una nera. Fu poi scelto il verde, simbolo di modernità, tecnologia, progresso e innovazione, diventando un elemento distintivo del logo Android.
Il team decise di rendere il logo open source, consentendo a chiunque di personalizzarlo. Questa scelta, audace per l'epoca, distinse Google dai concorrenti e permise al logo di Android di cambiare nel tempo.
Negli anni, infatti, il logo Android si è travestito da ninja, ha avuto gli sci, lo skateboard... trasformandosi in mille modi.
Nel 2014, il logo di Android ha subito un restyling conservativo. I contorni del robottino sono stati ridefiniti, conferendogli una forma più slanciata e una statura più alta.
Gli elementi sono stati riorganizzati per creare una creatura più snella.
Il colore è stato reso più audace e visibile, con una tonalità di verde più brillante e vicina al colore dell’erba.
Dal 2019 in poi, il concetto di semplicità ha assunto un ruolo predominante nella progettazione del logo di Android.
In questa versione, il logo è spesso rappresentato semplicemente dalla sua iconica testa con le antennine, riducendo al minimo gli elementi grafici.
La novità più significativa è l'introduzione di caratteri minuscoli per la scritta “android".
La nuova versione del logo di Android è stata introdotta in vista del lancio del sistema operativo Android 14.
Il nuovo logo si distingue per un innovativo design in 3D, in cui il robot è diventato il fulcro, riflettendo la natura giocosa che gli utenti associano ad Android.
Inoltre, la scritta del logo del sistema operativo mobile di Google è stata modificata in "Android", con un nuovo carattere tipografico e con la A maiuscola invece che con tutte le lettere minuscole come in passato.
La decisione di Google di trasformare Bugdroid in formato 3D deriva dalla volontà di facilitare il passaggio tra ambienti online e offline.
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Fondata nel 1957 a Milano, Esselunga è molto più di una semplice catena di supermercati: è un autentico viaggio attraverso la storia italiana.
Nel corso degli anni, l'azienda si è trasformata in una vera e propria Food Company, diventando la custode delle tradizioni culinarie italiane.
Ed è proprio a partire dal logo di Esselunga che è possibile percepire la semplicità di un brand che è stato in grado di ridefinire il concetto di "spesa".
L'iconicità di Esselunga è senza precedenti.
Il suo marchio visivo è diventato sia una denominazione istituzionale sia parte integrante del linguaggio comune.
Esploriamo insieme la straordinaria storia di questo logo che ha segnato la storia della GDO italiana.
Siamo nell’aprile 1957 quando nasce la Supermarkets Italiani S.p.A. dallo spirito imprenditoriale della famiglia Caprotti e dell'impresario Nelson Rockefeller.
Il primo negozio viene inaugurato a Milano, in viale Regina Giovanna. Si trattava di un supermercato moderno per l'epoca, per via della sua ispirazione americana, ma comunque attento alle esigenze locali.
Lo sviluppo milanese di quella che poi diventerà Esselunga è molto rapido, tanto da consentire l’apertura di diversi punti vendita nel giro di pochi anni.
Siamo negli anni '60 quando nasce il marchio con la "S" lunga dall'intuizione del grafico Max Huber, al quale era stata commissionata la realizzazione della prima insegna.
Nasce così il marchio con la scritta “Supermarket”, la cui lettera "S" iniziale veniva allungata per contenere le restanti lettere della parola. Un logo che già dai primi anni di vita racchiudeva tutta la forza di un brand che segnerà la storia della GDO in Italia.
In quegli anni si susseguono le prime campagne pubblicitarie del brand, caratterizzate dalla dicitura "con la esse lunga".
Manifesti che non si limitano a promuovere prodotti o offerte, ma che mettono in risalto anche i benefici della spesa nei supermercati.
Alcuni di essi portano la firma di Benito Jacovitti, celebre fumettista, illustratore e scrittore italiano.
Dopo l'introduzione del logo di Esselunga, l'azienda collabora con l'agenzia di comunicazione Armando Testa, che trasforma il soprannome "il supermercato con la esse lunga" in un logo distintivo, dando il via a una campagna di successo nel 1979, nota come "Esselunga prezzi corti".
In questo anno cruciale, il marchio "Supermarket" si trasforma ufficialmente in "Esselunga", segnando una pietra miliare nella storia dell'azienda. Questi investimenti in comunicazione hanno portato Esselunga a posizionarsi sul mercato come una vera e propria icona nel settore della grande distribuzione organizzata.
Il logo è rimasto lo stesso nel corso degli anni, favorendo la riconoscibilità del brand. L'azienda ha cresciuto e sviluppato il suo business con l'apertura di nuovi negozi, servizi innovativi e un programma per premiare la fedeltà dei clienti.
Campagne pubblicitarie creative e partnership strategiche sono state altre chiavi del successo, che hanno aiutato Esselunga a diventare un nome noto nel mondo dei supermercati.
Il 2017 ha segnato il 60º anniversario di Esselunga, celebrato con una mostra che ha fatto immergere il pubblico nella storia dell'azienda.
Sono anni di innovazione e sperimentazione che hanno portato il brand ad evolversi e a dimostrare la sua capacità di abbracciare il cambiamento.
Il logo, immutato nel tempo, testimonia la capacità dell'azienda di adattarsi ai cambiamenti senza perdere la sua autenticità, mantenendo un profondo legame con i suoi clienti.
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La Società Sportiva Calcio Napoli, meglio conosciuta come Napoli, è una delle squadre di calcio italiane nonché la vincitrice dello scudetto nella stagione 2022-2023.
Si tratta della squadra del Sud Italia più titolata a livello nazionale e internazionale, e quella con più presente nei campionati di massima serie.
Nonostante il logo del Napoli attuale sia semplice ed essenziale, non è sempre stato così. L’identità della squadra di calcio partenopea si è infatti evoluta nel tempo, e il suo logo ha subito diverse modifiche nel corso del tempo.
Vediamo insieme i suoi principali cambiamenti.
Il club venne fondato nel 1926 con il nome “Associazione Calcio Napoli” da Giorgio Ascarelli, un giovane industriale di origine ebraica che divenne il primo presidente della società.
Alla sua nascita, il logo della squadra era un cavallino rampante, simbolo del Regno di Napoli, poggiato su una palla da calcio all’interno di un’ellisse azzurra.
Sullo sfondo erano presenti le lettere A, C, N, acronimo di Associazione Calcio Napoli.
Il primo campionato disputato dal Napoli fu fallimentare, a tal punto che il cavallo rampante del logo venne paragonato a un altro simbolo del capoluogo partenopeo: l’asinello malridotto di don Domenico Ascione, venditore di fichi molto conosciuto in città.
I cittadini, infatti, iniziarono a ridicolizzare la squadra paragonandola a questo animale non proprio in forma.
Nel 1928, il logo del Napoli subì una trasformazione radicale con l'obiettivo di allontanarsi il più possibile dall'idea che i tifosi si erano precedentemente fatti del club.
Si abbandona quindi il cavallo e la forma ellittica: il nuovo stemma è caratterizzato da un cerchio azzurro con il bordo dorato e una grande N al centro, sempre di color oro.
La lettera N non rappresenta soltanto l'iniziale del nome della città, ma è anche il simbolo distintivo presente sulle prestigiose porcellane di Capodimonte.
Nel 1930 avviene però la svolta: i partenopei rimontarono una partita contro la Juventus. Al termine del gioco fu portato in campo un asinello che, da quel momento, diventò il portafortuna della società.
Nel 1964, il club cambiò nome in Società Sportiva Calcio Napoli.
Il nuovo logo del Napoli venne rivisitato per far fronte a questo importante cambiamento.
La lettera N centrale venne resa più piccola per fare spazio alla scritta “S.S.C. Napoli” posta al di sotto.
Nella parte inferiore dello stemma fu poi rappresentata anche una versione stilizzata della bandiera italiana, composta da tre rettangoli ricurvi.
Nel 1980 il logo del Napoli cambia nuovamente.
La N centrale torna ad essere bianca e più grande, mentre al di fuori del cerchio azzurro viene inscritto il nome per intero del club “Società Sportiva Calcio Napoli”.
I tifosi, tuttavia, continuavano a non dimenticare il vero simbolo del Napoli, l’asinello. Si decise quindi di riprodurre, come portafortuna, il pittogramma dell’animale sulle magliette da trasferta della stagione 1982/1983.
Nel 2002 il logo del Napoli inizia ad essere caratterizzato da una cornice blu scuro, nella quale continua ad essere presente il nome per intero del club “Società Sportiva Calcio Napoli”, a cui però si aggiunge la sigla “S.p.a.”.
Negli anni il Napoli non accumulò grandi successi. Questa crisi, unita alla compromessa situazione finanziaria, portò al fallimento della società nel 2004.
Nello stesso anno, l’imprenditore cinematografico Aurelio De Laurentiis rilevò il titolo sportivo dalla procedura fallimentare del tribunale di Napoli e iscrisse la squadra, ribattezzata Napoli Soccer, al campionato di Serie C1.
La dicitura del logo del 2002 venne quindi aggiornata e cambiata con il nuovo nome della squadra. Gli altri elementi rimasero invece invariati.
Al termine della stagione 2005-2006 il presidente De Laurentiis restituì al club il suo nome originario, Società Sportiva Calcio Napoli.
Nello stesso anno, la squadra venne promossa in Serie A.
Il nuovo logo, introdotto nello stesso anno, è quello ancora utilizzato oggi.
Si tratta di uno stemma moderno ed essenziale, nato da un processo di semplificazione e di eliminazione degli elementi superflui.
A caratterizzarlo è la sfumatura dei colori interni ed esterni, che rendono l’immagine più tridimensionale e danno vita a un gioco di luci e ombre.
Nel corso degli anni, è stata introdotta anche una versione flat di questo logo, ideale per essere riprodotta negli ambienti digitali.
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Chi non conosce il famoso fast food del Kentucky che ha deliziato il mondo con il suo pollo fritto?
Kentucky Fried Chicken, meglio conosciuta con il nome "KFC", è la famosa catena presente in circa 140 Paesi con oltre 26.000 ristoranti diffusi globalmente, e che ha portato sul mercato un’alternativa ai popolari hamburger promuovendo l'ospitalità e l'autentica cucina del Sud.
Nel 1930 Harland Sanders si trasferisce nel Kentucky per gestire un distributore di benzina dotato di cucina e qui ha l'illuminazione: inserire nel menù il pollo fritto. Una decisione che gli porta un grande successo tanto che a pochi anni di distanza, nel 1935, ottiene il titolo di “Colonnello del Kentucky” per la qualità dei pasti e la sua abilità imprenditoriale.
Ma è solo dopo cinque anni che Sanders apre il suo ristorante e inventa l’Original Recipe, la ricetta segreta con 11 erbe e spezie per la panatura, introducendo così un approccio innovativo alla frittura del pollo. Ricetta che gli fa ottenere il copyright per il “Kentucky Fried Chicken” e il brevetto per il suo metodo di frittura speciale.
Ma ora scopriamo insieme la storia del logo KFC.
La versione originale del logo di KFC è il debutto del marchio denotativo che getta le basi ad una serie di riconoscibili simboli aziendali.
Il primo elemento costante della brand identity di KFC è la palette colori monocromatica basata sul bianco e nero. Il secondo elemento è il ritratto minimalista del fondatore, il colonnello Sanders, imprescindibile per l'immagine di brand. È proprio in questi anni (1957) che viene creato il Bucket, il famoso secchiello di carta per servire e gustare il pollo.
In questa versione del logo di KFC troviamo un cambio di font che rende più leggibile il marchio, ora disposto su tre livelli.
Spicca la lettera “K” con la coda allungata che si congiunge al puntino della lettera “I”.
Il pittogramma, invece, è spostato a sinistra e i connotati del volto vengono addolciti in un’espressione più amichevole.
È il logo di KFC che segna il radicale cambiamento nel nome. La scelta di trasformare “Kentucky Fried Chicken” in “KFC” è legato a due motivi: avendo raggiunto la notorietà, il brand non ha bisogno di presentarsi nella sua completezza; poi, un nome breve si presta maggiormente alla comunicazione e permette un notevole risparmio di spazio in caso di spazi pubblicitari costosi.
L’elemento innovativo è il colore rosso che trasmette potenza ed energia; è presente nelle lastre oblique appena sopra il marchio denotativo: un chiaro rimando alla grafica del Bucket.
È il tributo al colore.
Questa versione del logo di KFC punta al realismo dell’identità del brand, introducendo il mezzo busto del Colonnello con una palette colori leggermente diversa e tendente al pastello. Il marchio denotativo in questo caso assume una posizione di secondo piano: viene posto, infatti, in basso a destra.
Nel 2006, il logo di KFC subisce un restyling diventando un simbolo rotondo caratterizzato da un intenso colore rosso.
Il ritratto del fondatore torna ad essere stilizzato ed è quasi interamente inglobato dal cerchio che ne delimita lo spazio; ma ciò che spicca maggiormente è la sostituzione della sua giacca con un grembiule con le tre tipiche strisce verticali. L'idea era quella di avvicinare maggiormente il brand con i suoi consumatori trasmettendo un senso di familiarità.
Nel logo di KFC del 2014 si torna al minimal, con il monocromatico e il solo volto del Colonnello Sanders, in onore alla versione originale del 1952.
L’ultima riprogettazione trasforma notevolmente la geometria del logo di KFC.
Il trapezio che si può intravedere rappresenta in forma stilizzata il celebre Bucket, dal quale vengono le riprese anche la cromia e la grafica a barre verticali, alternate con i colori del rosso e del bianco.
Tutte le versioni mostrano un volto sorridente del Colonnello Sanders, questo ha permesso di avvicinare il brand ai suoi consumatori anticipando l’atmosfera ospitale ed il clima sereno che si respirano all'interno dei ristoranti.
Il logo di KFC rappresenta il patrimonio storico dell’azienda, le sue radici e la grande professionalità; ma oltre a questo simboleggia l'approccio energico e innovativo del brand che ha riscritto la storia dei fast food in America.
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In questo articolo ripercorriamo insieme l’evoluzione del logo di Fanta.
Fanta è il brand di bibite analcoliche effervescenti al gusto di arancia (e di altri frutti), appartenente alla The Coca-Cola Company.
La bevanda venne ideata per la prima volta in Germania nel 1940 quando, a causa dell'embargo della seconda guerra mondiale, era impossibile accedere allo sciroppo della Coca-Cola. Nel 1960, The Coca-Cola Company acquistò il marchio distribuendo i suoi prodotti in tutto il mondo.
La storia dell’identità visiva del brand è una delle più colorate della storia del branding. Scopriamo le sue tappe principali.
Nel 1940 venne prodotta per la prima volta la Fanta. Il suo nome è un’abbreviazione di “Fantasy”, che significa “immaginazione” in italiano.
Con il prodotto, nasce anche il primo logo Fanta.
Si tratta di un logotipo nero che riporta il nome del brand in grassetto, in un carattere minuscolo. Peculiarità di questo logo è la coda allungata e curva della lettera “F”, che conferisce al marchio eleganza e raffinatezza.
Nel 1972, il logo di Fanta viene ridisegnato.
Il logotipo è realizzato in lettere maiuscole con un font sans serif caratterizzato da linee spesse e angoli morbidi.
Sopra la lettera “N” compaiono tre sfere arancioni che rappresentano le arance, il primo gusto della bevanda e ancora oggi quello principale.
Il logo Fanta del 1988 è molto simile al precedente, ma vengono modificati alcuni aspetti.
Si abbandona il nero per introdurre un blu molto intenso. Allo stesso modo, le sfere arancioni - ora leggermente più a sinistra - diventano rosse e vengono completate da una foglia verde.
Il carattere tutto maiuscolo viene sostituito da un carattere minuscolo, ad eccezione della “F” iniziale.
Nel 1994, il logo Fanta viene privato di tutti gli elementi grafici per lasciare spazio solo al nome del brand.
Il logotipo è ora di un blu quasi elettrico e realizzato con un font moderno, dalle linee spesse e irregolari, come se fosse stato realizzato con delle pennellate.
Questo logo rimarrà però in vigore per soli 3 anni.
Il logo del 1997 è caratterizzato della parola “Fanta” posta in obliquo sopra una spirale arancione, che rappresenta il succo d’arancia.
Ritorna la foglia verde sopra la lettera “N”, caratterizzata da un tratto blu che la fa sembrare quasi disegnata a mano.
Questa versione rende l’identità visiva di Fanta più dinamica ed energica.
Nel logo di Fanta del 2008 ricompare l’arancione iconico del brand. Il nuovo logo, infatti, è composto dalla scritta diagonale “Fanta”, in blu scuro con contorno bianco, posizionata su un cerchio arancione che rappresenta il sole e le arance.
Ritorna anche la foglia verde sulle lettere “A” e “N”, in questa versione caratterizzata da una sfumatura.
Nel 2010, il logo di Fanta subisce un restyling.
Si passa da un font stondato a un carattere tipografico squadrato, in cui ogni lettera maiuscola bianca ha un contorno blu che si allunga verso il basso formando un’ombra verso il basso.
Viene mantenuto il cerchio arancione, reso però meno regolare e meno visibile rispetto alle versioni precedenti.
Anche la foglia verde è stata ridisegnata e ingrandita: ora esce dalla lettera “N” ed è rivolta in alto a sinistra.
6 anni dopo, il logo Fanta ha subito delle lievi modifiche: viene rimossa l’ombra blu del loro precedente e il cerchio torna ad essere un cerchio perfetto.
Nel 2023 Fanta ha introdotto la sua nuova identità globale e, con essa, il nuovo logo.
L’obiettivo del team di progettazione e dell'agenzia creativa di Coca-Cola, Jones Knowles Ritchie, è trasmettere la giocosità della routine quotidiana, ma con il look inconfondibile di Fanta.
Il restyling ha rimosso l’iconico cerchio arancione e la foglia verde. Rimane solo il logotipo bianco contornato in blu e ritorna l’ombra introdotta nel 2016, che in questa versione forma un triangolo verso il basso.
Il colore blu diventa quindi primario e dominante nel mondo Fanta.
La nuova veste di Fanta porta a un livello superiore lo stile pop già insito nel brand.
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A poche settimane dall’incoronazione di Re Carlo III, tenutasi lo scorso 6 maggio, volevamo omaggiare la britannicità raccontandovi la storia del logo di Burberry, un brand che ha segnato profondamente la cultura di un paese, la Gran Bretagna.
Burberry è il noto brand della Burberry Group, casa di moda britannica rinomata per i suoi abiti di lusso, accessori, profumi e cosmetici. Eredita il nome dal fondatore Thomas Burberry, un ragazzo ventunenne che, nel giro di pochi anni dalla fondazione (1856), brevetta gabardine. Un tessuto all’avanguardia, idrorepellente e resistente che verrà utilizzato dai più importanti esploratori del secolo, tra i quali Fritjof Nansen, durante una spedizione nel Circolo Polare Artico. L’iconico motivo tartan verrà introdotto solo negli anni ’20 e diventerà l’elemento distintivo di tutti prodotti del brand.
Passiamo ora alla storia del suo logo che, come vedremo, non ha mai subito cambiamenti drastici. Questo perché l’azienda ha preferito consolidare la sua immagine nel tempo.
Il primo logo di Burberry è il risultato di un concorso pubblico per la sua creazione: una testimonianza del dialogo tra il brand e la comunità inglese.
È la prima volta in cui appare l’emblema della casa di moda: il cavaliere equestre (o equestrian knight device) simbolo di nobiltà, onore, orgoglio, raffinatezza, determinazione e protezione. Nel vessillo compare la parola “prorsum” che significa “avanti”, una sorta di incitazione verso una direzione futura e che in Burberry si traduce nella creazione di abiti in grado di proteggere la popolazione britannica dalle intemperie tipiche del clima inglese.Il colore rosso, presente solo in questo primo logo di Burberry, si combina ad un font solido e possente, per rimarcare i forti valori dell’azienda.
Sono gli anni in cui il logo abbandona la lettera 's' del suo nome originario, passando quindi da “Burberrys” a “Burberry”. Questa versione lascia ampio spazio al wordmark riducendo la dimensione del pittogramma con il cavaliere equestre che diventa astratto, privo di dettagli e scritte. A controbilanciare il tutto, l’aggiunta di una tagline con l’indicazione di origine geografica (“of London”) che rimarca il patriottismo del brand.
Il logo di Burberry del 1968 riflette lo stile e l’eleganza di un’azienda storica avvicinandosi di più all’identità visiva di un brand che opera nel settore della moda, grazie soprattutto alla scelta del monocromatico nero.
La riprogettazione nel 1999 bilancia il logo di Burberry, ingrandendo l’emblema e diminuendo il wordmark. Il cavaliere equestre riprende i suoi dettagli e contorni bianchi mentre il marchio denominativo si trasforma: l’adozione del maiuscolo del font Serif attribuisce sofisticatezza e autorità al brand.
La tagline, ora solo “London”, riprende lo stile ma con linee più sottili per dare un’armonia ed un equilibrio complessivo alla struttura donandole anche un tocco di classe.
Per più di un secolo l’identità visiva della casa di moda di lusso è stata associata al cavaliere equestre ma nel 2018 l’azienda mette in atto un cambiamento a favore di una maggiore modernità e sancisce l’inizio di una nuova era per il brand, giovanile e progressista.
Nel restyling del logo di Burberry, infatti, esce di scena l’iconico emblema anche se di fatto continuerà ad essere impiegato nella fantasia dell’abbigliamento e accessori, sulle etichette e packaging. La nuova brand identity sotto la direzione creativa di Riccardo Tisci e Peter Saville è ora incentrata esclusivamente sul nome e sul monogramma con le iniziali “TB” in omaggio al fondatore, utilizzato come stemma sin dagli anni ’20.
Generalmente il wordmark veniva utilizzato da solo ma si poteva trovare anche nella sua variante con tagline (“London England”), più inclusiva delle precedenti a livello territoriale.
È un parziale ritorno alle origini. Il recente logo di Burberry adotta un nuovo carattere tipografico che sembrerebbe riprendere tratti della versione originaria (1901). Più snello e pulito, risponde all’esigenza di maggiore leggibilità: considerando le diverse collocazioni di un logo (prodotti, articoli, sito web, social, etc.) un brand deve rendersi sempre più riconoscibile e fruibile su ogni touchpoint, sia fisico che digitale. Per questo motivo molte case di moda -e non solo- stanno adottando un approccio sempre più minimalista.
L’identità del brand diventa una vera e propria ode alla britannicità.
La campagna di lancio, a cura del nuovo direttore creativo Daniel Lee, infatti, è intrisa di british perché sviluppata con un cast di talenti britannici: dai musicisti John Glacier, Shygirl e Skepta, all'attrice Vanessa Redgrave, dai modelli Lennon Gallagher e Liberty Ross al calciatore Raheem Sterling. Personaggi ripresi e fotografati dal talentuoso e britannico Tyrone Lebon, in prossimità degli iconici luoghi londinesi.
Maison Burberry dimostra quindi di saper cavalcare i tempi, anticipando le tendenze, non solo con i suoi prodotti ma anche con la sua comunicazione.
Il futuro del brand è volto alla valorizzazione della cultura inglese, obiettivo che persegue e tramanda da generazione in generazione rispecchiando altresì un altro valore fondante per l’azienda: la durabilità del lusso.
Sei interessato a conoscere la storia dei loghi più famosi? Leggi tutti gli articoli nel nostro blog: la Storia dei Loghi.
Dopo 45 anni dall’avvento del suo iconico logo, Nokia ha presentato la nuova versione in occasione del Mobile World Congress 2023 di Barcellona, uno degli appuntamenti più importanti per il mondo tech.
Un rebranding per il lancio della nuova strategia aziendale con l’obiettivo di trasformare Nokia da società di telefonia mobile di successo a leader dell'innovazione tecnologica business-to-business.
Prima di scoprire i dettagli della rinascita di questo brand, vediamo come si è evoluto il logo Nokia nel corso degli anni.
Nokia, colosso tech finlandese, produttore di apparecchiature per telecomunicazioni ed elettronica di consumo, nasce nel 1865 ad opera di Fredrik Idestam con l’apertura della prima cartiera e falegnameria nei pressi del fiume Nokianvirta, dal quale riprende il nome.
Si dovrà attendere l’anno 1967 per la Nokia Corporation, frutto della fusione di tre società operanti in mercati diversi: carta, gomma, produzione cavi. Sarà quest’ultima a permettere l’ingresso nel mondo dell’elettronica e delle telecomunicazioni all’interno del quale Nokia diventerà, negli anni ’90, una delle aziende più forti al mondo.
Il primo logo Nokia apparso nel 1866 raffigura un pesce, molto probabilmente il salmone del fiume Nokianvirta, racchiuso all’interno di un sigillo circolare con le iscrizioni in lingua finlandese:“Nokia Osakeyhtiö” e “Nokia Aktiebolag” rispettivamente nella parte superiore e inferiore.
Nel 1965 il marchio subisce un restyling, trasformandosi in un pentagono che ricorda un diamante. All’eleganza della forma del pittogramma si contrappone la semplicità delle parole, per le quali è stato utilizzato un carattere scritto a mano.
Questo logo Nokia rimarrà in uso per quasi settant’anni, diventando il più longevo nella storia dell’azienda.
É il ritorno delle forme tondeggianti e morbide. Il logo di Nokia più breve della storia riprende nel pittogramma l’elemento circolare, riconducibile al “sigillo” caratteristico della prima versione (anno 1.865) e al logo della fabbrica specializzata nella produzione di gomma e pneumatici, che di lì a poco fonderà la Nokia Corporation insieme ad altre due società.
Dopo la fusione nel 1967, viene presentato il nuovo marchio che getta le basi della brand identity di Nokia che tutti conosciamo.
Molto simile all’iconica versione che accompagnerà l’azienda per 45 anni, presenta tuttavia delle differenze. Prima fra tutte le frecce in alto a destra, a simboleggiare il progresso e la crescita nel settore delle telecomunicazioni.
Si tratta della versione che ha fatto scoprire al mondo il ramo della telefonia mobile di Nokia, dettando per anni le regole del settore.
Un logo semplice ed essenziale basato esclusivamente sul carattere tipografico (Nokia Sans) e sulla palette colori (blu Yale su fondo bianco e viceversa). Retaggio del logo precedente, questa versione minimalista mantiene la freccia nascosta all’interno della lettera “K” eliminando, invece, tutte le altre.
Nel 1992 compare una rielaborazione caratterizzata dall’integrazione del famoso payoff “Connecting People” per il quale è utilizzato il carattere Nokia Sans creato ad hoc da Erik Spiekermann.
Modifica che segnerà la storia del marchio fino al 2011, quando si procederà con la rimozione dello slogan.
Arriviamo ad oggi e al cambiamento epocale di questa importante tech company.
Da decenni consolidata nel settore della connettività, l’azienda ha voluto puntare sempre più alle reti e alla digitalizzazione industriale. Da qui l’esigenza di una brand identity innovativa che rispecchi la nuova direzione strategica e che evidenzi a livello comunicativo la separazione tra il core business attuale e la produzione di smartphone, mercato che intende ugualmente presidiare.
L’ultimo logo di Nokia si presenta quindi con uno stile più moderno, dinamico e soprattutto digitale.
Dall’iconico marchio riprende l’alternanza dei colori bianco e blu, ma quest’ultimo si veste di una tonalità brillante e viene associato ai gradienti che ne esaltano l’energia.
Il font scelto è un sans serif geometrico ed equilibrato ma personalizzato nelle lettere “N”, “K” e “A” che risultano ariose poiché spoglie di alcuni loro tratti. Questa scelta stilistica contribuisce a donare la percezione di eleganza e progresso allo stesso tempo.
Anche in questa recentissima versione sono valorizzate le frecce, che costituiscono le lettere “N” e “K” stesse, un omaggio alla simbologia che ha accompagnato l’azienda nel corso degli anni.
Le applicazioni del logotipo bianco sono diverse tra loro ma toccano aspetti diversi della storia di Nokia e rompono le rigide barriere comunicative che confinano le tech company.
Vediamole insieme!
La prima rappresenta il logotipo incastonato sui cavi: una chiara correlazione con le origini dell’azienda ed il business attuale.
La seconda rappresenta il camaleonte robotico arrampicato sul logotipo: correlazione con il prodotto che ha segnato la storia dell’azienda, il Nokia 6110 conosciuto anche con il nome di “Camaleonte".
La terza rappresenta il logotipo che sboccia da un bouquet di fiori: correlazione con la primavera di Nokia, a simboleggiare la rinascita del brand.
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Il logo di Volvo, nel corso degli anni, si è trasformato perseguendo sempre l'obiettivo dell'evoluzione continua.
Nata del 1927 a Göteborg, Volvo è sinonimo di qualità svedese riconosciuta in tutto il mondo soprattutto per la casa automobilistica Volvo Cars che, insieme a Gruppo Volvo, ha contribuito a diffondere il concetto di sicurezza in tutte le case, o meglio, in tutte le strade.
Le origini del marchio, registrato ben 16 anni prima della fondazione dell’azienda, sono molto più antiche. Il termine “volvo”, dal latino volvere,(“rotolare”, “scorrere”) è stato scelto per indicare movimento e dinamicità, attributi identificativi della produzione di auto e attrezzature per il trasporto.
Il primo logo comparso sulla prima automobile prodotta dalla casa, la Volvo ÖV 4, riprendeva i caratteri tipografici tradizionali dell’epoca inserendoli in un contesto ovale blu, scontornato da una linea ramata: le forme tondeggianti ricordano le origini di Volvo, sussidiaria di SFK, una fabbrica produttrice di cuscinetti a sfera. Il marchio era sorretto da un nastro con l’indicazione geografica per valorizzare il territorio di origine.
L’iconico cerchio con la freccia, invece, veniva utilizzato solo sulla griglia dell’auto al centro della maschera frontale.
Il marchio cambia pittogramma introducendo con forme eleganti l’antico simbolo alchemico del ferro, materiale ampiamente impiegato in Svezia nella produzione per via della sua ottima resistenza. L’elemento dalle tre linee sottili che attraversa l’anello riprende simbolicamente il concetto di movimento e visivamente la griglia del radiatore. L’introduzione del colore rosso in contrasto con l’argento riflette, invece, la passione e la potenza di Volvo.
Ed è proprio questa versione a gettare le basi della brand identity che tutti noi conosciamo.
La prima versione minimalista compare in questi anni. Linee sottili, pulite e moderne associate ad una palette colori ridotta al solo colore blu costituiscono il nuovo logo di Volvo, emblema della mascolinità, che inizierà ad essere impiegato anche senza il suo pittogramma (fig.2) fino al 2020.
L’identità visiva è essenziale ma molto forte per quegli anni di radicali trasformazioni sociali.
Nel nuovo millennio sono i colori metallizzati e i giochi di luce, ombre e sfumature a donare l’effetto 3D. Un design voluminoso, massiccio e statico dove l’argento torna a prevalere sottolineando la correlazione con la materia prima, il ferro. Il blu è destinato alla placca che contiene il marchio, disposto al centro e non lateralmente come nella versione del 1930.
Modernità non solo stilistica ma anche concettuale: stabilità e sicurezza diventano i valori predominanti.
La versione più breve della storia ha la particolarità di stimolare e combinare i diversi organi di senso. La consistenza lucente e liscia dona l’impressione di una superficie fredda al tatto.
Nonostante Volvo l’abbia alleggerita dalla volumetria della versione precedente, nel complesso è possibile percepirne ancora il peso e la solidità.
È il ritorno alla semplicità. In questa versione il colore è unificato, niente sfumature o superfici specchiate. La profondità è data da una leggera ombra interna al cerchio e dalla collocazione della targa blu scuro esattamente entro i confini definiti dalla circonferenza interna.
Questa sarà l’ultima volta in cui Volvo darà tridimensionalità al suo logo.
L’ultimo restyling con il quale Volvo si presenta sul mercato è un’evoluzione dell’immagine tradizionale che mantiene intatti i suoi elementi costitutivi, il cerchio e la freccia, che da sempre hanno accompagnato la narrazione del brand associandolo ad uno degli ideogrammi più antichi e conosciuti della cultura occidentale, il dio Marte.
Stilizzazione e riduzione della palette colori seguono, infatti, le ultime tendenze dell’era contemporanea riflettendo ampiamente l’approccio innovativo e progressista dell’azienda.
Possibile che il mondo dell’auto elettrica abbia spinto molti brand a rinnovare la propria brand identity?
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Chi non ha mai sentito parlare di Spiderman, Hulk, Thor e Iron Man?
Questi supereroi sono solo alcuni di quelli creati dalla Marvel, la casa editrice di fumetti numero uno al mondo.
Nata come Timely Comics nel 1939, l'azienda nel tempo ha donato ai lettori molti dei supereroi più iconici e amati di sempre.
Scopriamo insieme la storia e l’evoluzione del logo Marvel.
Inizialmente, la Marvel si chiamava Timely Comics. Fu fondata nel 1939 da Martin Goodman, proprietario della Red Circle (casa editrice di riviste pulp) che stava cercando di individuare nuove strade nel mercato del fumetto.
Goodman commissionò la realizzazione di una serie di storie che proponessero ai lettori nuovi eroi e nell'ottobre del 1939 uscì la prima pubblicazione della neonata Timely: Marvel Comics n. 1.
In quello stesso anno nacque il logo della Timely Comics: uno scudo diviso in due parti; la parte superiore riportava la scritta il nome della società in bianco su sfondo blu, mentre la parte inferiore alternava strisce verticali bianche e blu su cui sovrastava un rettangolo rosso con la scritta bianca “INC.”.
Nel 1961 il nome della società venne cambiato in “Marvel Comics”. Di conseguenza, anche il logo Marvel subì una trasformazione e divenne un semplice monogramma: in un rettangolo verticale dalla cornice marrone erano inserite, una sopra l’altra, le lettere “M” e “C”.
All’inizio degli anni ’60 le semplici lettere del logo precedente vennero sostituite dalla dicitura “Marvel Comics Group”: le tre parole erano inserite una sopra l’altra all’interno di una cornice nera e allineate a sinistra, creando un ampio vuoto nella parte destra del rettangolo.
Poco dopo, il logo della Marvel venne aggiornato rimuovendo la cornice e centrando il testo, realizzato ora con un nuovo font più audace e irriverente.
Nel 1983 nacque il prototipo del logo Marvel che tutti conosciamo.
Scomparvero le parole “Comics Group” per focalizzare tutta l’attenzione sul nome della società, “Marvel”.
Il logo era costituito dal semplice nome dell’azienda, in nero su sfondo bianco, progettato in un carattere sans serif bold.
Quattro anni dopo, nel 1987, la scritta venne realizzata in corsivo per aggiungere dinamicità e carattere al logo.
Nel 1990 il logo cambiò nuovamente, introducendo per la prima volta i colori giallo e rosso nella scritta “Marvel Comics”.
In questo nuovo logo della Marvel spiccava la lettera M, su cui era appoggiato il nome “Marvel”. Al centro della “M” era posizionata invece la parola “Comics”, realizzata in giallo con un carattere tipografico che richiamava il mondo dei fumetti.
Nel 2000 il logo venne ridotto ancora una volta alla semplice parola “Marvel”, realizzata con grandi lettere bianche inserite in un rettangolo rosso.
Nel 2012 venne effettuato l’ultimo restyling del logo della Marvel da parte di Rian Hughes. Le differenze sono minime: viene modificato leggermente il collegamento tra le lettere “R” e “V”, come anche lo spazio tra la “E” e la “L”.
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La Ford Motor Company nasce a Detroit, negli Stati Uniti, nel 1903 grazie a Henry Ford, un imprenditore che nei primi anni del Novecento rivoluzionò gli standard di produzione industriale.
Grazie alla catena di montaggio da lui inventata nasce, infatti, il modello “T”, la prima auto di massa. Grazie al suo prezzo accessibile (costava solo 260 dollari), in un anno vennero venduti 11.000 esemplari, conquistando il mercato delle autovetture.
Il logo di Ford e la sua identità visiva, nel corso degli anni, non hanno subito trasformazioni radicali.
Scopriamo insieme come è cambiato il logo di Ford nel tempo.
Il primo logo di Ford viene creato nel 1903, anno di nascita della casa automobilistica. È caratterizzato da un emblema di colore nero al cui interno viene inserita la scritta bianca “Ford Motor Co., Detroit - Mich”, in un carattere sans serif bold dalle lettere arcuate, disposte in un’onda.
Si tratta di un logo perfettamente coerente con la tradizione grafica del tempo, molto elegante e semplice.
Nel 1907 Ford decide di rendere la sua identità visiva più moderna e accattivante.
Il nuovo logo è completamente diverso dalla versione precedente: un rombo - che ricorda un occhio - con angoli arrotondati al cui interno compare la scritta “Ford”, in colore nero e in un carattere bold.
Sopra e sotto il nome della casa automobilistica compaiono altre scritte che contengono informazioni sull’azienda e sui suoi prodotti.
I colori scelti per questo logo sono il grigio e il nero, ad indicare serietà e innovazione.
Nel 1909 la casa automobilistica ridisegna il suo logo utilizzando la firma di Henry Ford, in monocromo e senza cornici. Questa idea, nonostante piccole modifiche, nel font e nei colori, è ancora oggi il fulcro dell'identità aziendale di Ford.
Nel 1912 la casa automobilistica decide di inserire la firma di Henry Ford in una forma inusuale che ricorda un uccello stilizzato.
Il font utilizzato è un carattere corsivo leggermente modificato rispetto al precedente. Al di sotto del nome dell’azienda compare un payoff molto ambizioso: “The universal car”.
Anche i colori utilizzati cambiano: vennero scelti il bianco e il blu, che da quel momento diventano i colore simboli dell’identità visiva di Ford. In particolare, il colore blu rappresenta la forza, la perfezione e la grazia dell’azienda, mentre il colore bianco la nobiltà, l'eleganza e la purezza.
Nel 1917 Ford opta per un logo estremamente semplice ed essenziale: la firma di Henry Ford, di colore nero, viene inserita in un ovale grigio chiaro con una cornice nera molto sottile.
Questo logo è così semplice ed elegante che la casa automobilistica ha deciso di tenerlo in vigore per ben dieci anni.
Dieci anni dopo, nel 1927, Ford apporta delle piccole modifiche al logo disegnato nel 1917, partendo dalla palette di colori: vengono reintrodotti come colori principali il blu e il bianco.
Un altro cambiamento riguarda la cornice, resa doppia da una spessa linea bianca e da una sottile linea blu.
Nasce così il prototipo del logo di Ford che tutti conosciamo e che costituisce il riferimento a cui si ispirano i loghi disegnati successivamente.
Nel 1957 Ford ridisegna nuovamente il suo logo.
L’ovale viene allungato e il font è caratterizzato da lettere ancora più ondulate. Anche il colore blu cambia, diventando più scuro.
Questo logo ha però vita breve, poiché viene utilizzato solo per quattro anni.
Nel 1961 per il nuovo logo di Ford vengono solo modificati l’ovale e il font, entrambi più “schiacciati”. Anche la cornice dell’ovale cambia: tre linee, due bianche e una blu al centro, circondano il tutto.
Questa versione rimane in vigore per ben 15 anni.
Nel 1976 Ford decide di rendere tridimensionale il suo logo. La cornice si colora di argento, con dei tocchi di luce che le conferiscono lucentezza. Il blu viene reso più scuro e viene arricchito da sfumature.
La versione del logo di Ford nata nel 2003 è quella ancora oggi più conosciuta. È molto simile al design del 1976, ma è caratterizzata da ancora più luce e tridimensionalità.
La scritta ha un’ombra leggera e lo sfondo blu è anche in questo caso sfumato.
Nel 2017 nasce il logo di Ford utilizzato ancora oggi. La casa automobilistica decide di abbandonare l’effetto 3D del suo stemma per dare spazio a un logo bidimensionale, dalle linee molto semplici ed essenziali.
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